I nuovi elementi di arredo urbano fanno discutere nel cuore del centro storico di Arco. Ad accendere il dibattito è Laura Zamboni, titolare della “Bottega Storica” di abbigliamento Zamboni, al piano terra di Palazzo Giuliani, sede anche dell’Archivio Storico Comunale. La sua voce è quella di chi vive quotidianamente la città e si interroga sulla compatibilità tra decoro urbano e tutela del patrimonio.
“Martedì 15 aprile alcuni operai stavano piazzando sei sedute in cemento sotto i portici di Palazzo Giuliani – racconta – ma quello è suolo privato”. Le “forme” in questione, che richiamano le “famose” forme di formaggio padano, oggi trasformate in panchine senza schienale nel Parco delle Braile, sono state collocate tra le colonne dell’edificio storico. Un’installazione che, secondo la commerciante, non solo mal si adatta all’estetica del luogo, ma è stata anche effettuata senza le necessarie autorizzazioni da parte del Condominio.
Zamboni, accortasi dei lavori in corso, ha chiesto spiegazioni direttamente agli operai incaricati. “Mi hanno detto che eseguivano un ordine dell’Assessorato competente – riferisce – ma non avevano alcun permesso da parte dell’Amministratore di palazzo Giuliani”.
Oltre alla questione formale, c’è anche quella funzionale. Le sedute, secondo Zamboni, sono troppo basse per essere utilizzate comodamente da persone anziane e hanno già attirato bivacchi serali. “Ieri sera c’era gente che mangiava pizza e beveva birra proprio lì sotto. Non è un bello spettacolo, soprattutto in un edificio vincolato dalla Soprintendenza”.
Non è la prima volta, fa notare la titolare della bottega storica, che si verificano episodi simili: “Anche le panchine di legno, qualche tempo fa, venivano spostate dai turisti fino davanti alle vetrine. E ora rischiamo che si ripeta la stessa situazione”.
La titolare lamenta anche l’arrivo di musicisti di strada che, pur essendo una componente della vivacità turistica, a volte disturbano l’attività commerciale con volumi troppo alti. “Se sono discreti va bene, ma a volte non riesco nemmeno a parlare con i clienti”.
Infine, Zamboni punta il dito contro quella che ritiene una disparità di trattamento: “Quando ho voluto esporre la targa di ‘Bottega Storica’ ho dovuto usare solo la colla, per non bucare il muro e rischiare una multa. E invece per fissare i nuovi vasi dei fiori, pesanti e alti, hanno bucato i muri delle case private, anche del nostro palazzo. E nessuno ha chiesto il permesso”.
Il messaggio è chiaro: il decoro urbano è importante, ma va gestito con rispetto del contesto e delle proprietà. E soprattutto, coinvolgendo chi in quel contesto vive e lavora ogni giorno.