
Un pomeriggio dedicato alla terra, alla cura condivisa e alla visione originaria di un luogo pensato per far crescere relazioni oltre che piante. È quanto accaduto sabato al Parco delle Braile ad Arco, dove cittadini e volontari si sono ritrovati per la raccolta comunitaria dei cachi e per la messa a dimora di due nuove varietà. Un’iniziativa semplice, ma dal forte valore simbolico, che segna il rilancio del progetto della fruit forest, il bosco commestibile che anni fa aveva ispirato la nascita del parco.
Ripartire dal progetto originario
«Il Parco Mandela nasce con l’idea di creare comunità attraverso una fruit forest» ricorda l’assessora all’ambiente Chiara Parisi, promotrice dell’iniziativa. Un concetto che nel tempo aveva rischiato di sbiadirsi, ma che oggi viene rimesso al centro con un percorso di recupero e valorizzazione.
Il parco conserva ancora una decina di piante di cachi storiche, eredità di quando l’area era un terreno agricolo. Alberi preziosi, ma ormai avanti con gli anni: «Anche questi alberi, col tempo, invecchieranno – sottolinea Parisi – per questo è importante garantire ora la continuità, iniziando a piantare nuovi esemplari che possano dare frutti alle generazioni di domani».
Andromeda e cittadinanza attiva: il cuore del progetto
A guidare la giornata è stata l’associazione Andromeda, responsabile dell’orto sociale e didattico del parco. Un ruolo fondamentale, che non si limita alla gestione degli spazi coltivati, ma che alimenta un’idea più ampia di partecipazione: prendersi cura del verde come pratica comunitaria.
La raccolta dei cachi è diventata così l’occasione per ritrovarsi, lavorare insieme e far conoscere meglio il senso profondo del progetto. Una comunità che si costruisce attorno ai gesti più semplici: raccogliere, piantare, tramandare.
Due nuove piante per la biodiversità del Parco Mandela
Per arricchire il parco sono state scelte due varietà diverse, entrambe tipiche e capaci di aumentare la biodiversità agricola:
Kaco Pasina, matura in ottobre, ha forma tondeggiante schiacciata ai poli, buccia color bronzo e una polpa arancione particolarmente dolce. Una varietà storica e apprezzata nel territorio.
Kaco Lampadina, anch’esso con maturazione autunnale, presenta un frutto più allungato, buccia arancione e polpa venata di marrone. È una pianta vigorosa, resistente al freddo e con funzione di impollinatore, elemento importante per la salute dell’intero frutteto.
Due scelte non casuali, che rafforzano l’identità agricola del parco e gettano le basi per un futuro in cui la fruit forest possa davvero svilupparsi come originariamente immaginato.
Un gesto collettivo che diventa visione per il futuro
Al termine della giornata, l’assessora Parisi ha voluto ringraziare i volontari e l’associazione Andromeda per «un prezioso momento di cura condivisa del nostro parco».
Un ringraziamento che è anche un invito: continuare a far vivere questi spazi come luoghi di incontro, educazione ambientale e costruzione di comunità.
Il Parco Mandela non è solo un’area verde: è un progetto in evoluzione, fatto di mani che lavorano la terra e di persone che scelgono di prendersi cura del bene comune. E da sabato, grazie a due nuove piante e a tanti gesti di partecipazione, questo progetto ha rimesso solide radici.
(n.f.)
