In un mondo lacerato da conflitti e tensioni, piccoli e grandi, ci sono luoghi che sanno ancora accendere fiammelle di speranza. Uno di questi è Varone di Riva del Garda, dove sabato 5 luglio, alle ore 20, i missionari Verbiti apriranno le porte della sala Dialogo per ospitare un importante incontro interreligioso tra cristiani e musulmani, dal titolo emblematico: “Pace tra i popoli”.
L’iniziativa nasce dal desiderio profondo di aprire uno spazio di ascolto, confronto e fraternità. Un’occasione preziosa – e quanto mai attuale – per ritrovarsi, riconoscersi, camminare insieme pur nella diversità, animati da una stessa convinzione: la pace è possibile, e dipende anche da noi.
Protagonisti della serata saranno l’imam Mohamad Rahali e padre Gianfranco Maronese, entrambi testimoni e promotori di un dialogo sincero tra fedi e culture. I loro interventi, lontani da ogni formalismo, offriranno spunti di riflessione autentici, radicati nell’esperienza, nell’ascolto e nella volontà concreta di costruire ponti anziché muri.
In un momento storico segnato da paure e chiusure, l’appuntamento di Varone si presenta come un segno controcorrente, ma profondamente necessario. È un invito a uscire dalle logiche dell’opposizione e ad accogliere l’altro con rispetto, curiosità e cuore aperto.
Perché la diversità è una ricchezza, non un ostacolo. Ogni fede, ogni cultura, ogni storia custodisce un tesoro. E quando ci si incontra senza pregiudizi, ci si scopre più simili di quanto si pensi: capaci di empatia, solidarietà, giustizia, desiderosi di un mondo migliore per tutti.
L’incontro “Pace tra i popoli” non è solo un evento: è una testimonianza viva di quello che, in silenzio, già esiste. Comunità che dialogano. Persone che scelgono il bene. Relazioni che si intrecciano e diventano terreno fertile per un futuro diverso.
Non servono gesti eclatanti per cambiare il mondo. Spesso la pace comincia nelle piccole cose: in un saluto, in una stretta di mano, in una conversazione sincera. Ed è proprio da qui che parte il cammino: passo dopo passo, mano nella mano.
L’ingresso è libero, l’invito è per tutti. Perché la pace non ha confini. E appartiene a chi, ogni giorno, sceglie di costruirla.