
Una visita mirata per capire cosa stia accadendo sul colle di San Bartolomeo e quale futuro possa avere una delle aree storiche più delicate dell’Alto Garda. È questo il senso dell’iniziativa dell’associazione “Riccardo Pinter”, che il 5 novembre 2025 ha effettuato un sopralluogo insieme al tecnico Pier-Luigi Lotti. L’obiettivo: valutare direttamente i nuovi scavi condotti dalla proprietà e aprire un confronto sul futuro del sito.
«La visita – scrive l’associazione – è stata richiesta espressamente dalla Pinter per esaminare de visu i nuovi scavi e le possibilità di una valorizzazione storica del colle».
La lettera aperta, indirizzata alla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Trento, al Comune di Riva del Garda, al Museo Civico MAG e alla proprietà dell’area, ricostruisce la situazione degli ultimi mesi. L’associazione ricorda infatti che «la Soprintendenza, avvertita dei grossi lavori di scavo, aveva fermato tali interventi», ritenendoli potenzialmente dannosi per le fragili testimonianze archeologiche presenti sul colle. Un intervento definito «pronto e meritevole di pubblico ringraziamento» nei confronti del soprintendente Franco Marzatico.
Anche il Comune si è attivato, fa sapere la Pinter, «per un doveroso controllo sulla natura dei lavori agricoli in zona archeologica».
Un colle carico di storia
Il dosso di San Bartolomeo (131 m slm) è un punto strategico e ricco di stratificazioni storiche: dal castello medievale di Ceole – il Castrum Ceuli, scomparso anche a causa degli scavi della Cementi Riva – al castelliere dell’età del Bronzo. Numerosi ritrovamenti archeologici, datati tra Ottocento e Novecento, confermano l’importanza del sito.
«Ritrovamenti significativi – ricorda la lettera – risalenti sicuramente all’età del Bronzo sono stati individuati già dagli scavi di Paolo Orsi».
La posizione del colle e la presenza di ceramiche di tipo Luco, aggiunge la Pinter, «dimostrano che l’area di diffusione di tale cultura andrebbe estesa verso ovest», come indicato dagli studi più recenti.
Non solo preistoria: sul dosso si trovano anche strutture della Grande Guerra, tra trincee e postazioni, parte di un articolato sistema difensivo che dialogava con il Monte Brione e altre opere di seconda linea.
La richiesta: valorizzazione, didattica e accessibilità
Da qui nasce l’appello al mondo istituzionale e ai proprietari del colle. L’associazione pone due domande nette:
«C’è la volontà di proseguire lo studio archeologico e storico di quest’area? C’è la volontà di valorizzarla adeguatamente, evitando un destino di obsolescenza e aprendola a un futuro di interesse culturale e didattico?»
La proposta della Pinter è chiara: realizzare una vera e propria stazione della Grande Guerra, recuperando le trincee e collegandole in un percorso didattico con i forti del Brione e con la linea della Ponale.
«La piazzaforte di Ceole – si legge – sarebbe il fiore all’occhiello della Grande Guerra nell’Alto Garda, in posizione centrale e baricentrica nel Basso Sarca».
Un progetto che richiede collaborazione tra pubblico e privato: la Soprintendenza dovrebbe occuparsi della sistemazione e della messa in sicurezza del sito; la proprietà, invece, dovrebbe consentire l’uso dell’area per finalità didattiche o prevedere un accordo di affitto pluriennale.
«Bisogna prevedere – raccomanda la Pinter – che studiosi e scolaresche possano attraversare la proprietà privata per accedere alle trincee».
Una chiamata alla responsabilità collettiva, nella speranza che il colle di San Bartolomeo possa finalmente trovare una gestione condivisa e una valorizzazione all’altezza della sua straordinaria storia.

