
La mattina di domenica 14 docembre nella solenne cornice della Chiesa Collegiata di Arco il tempo sembrerà tornare indietro di oltre un secolo. La città delle Palme si prepara infatti a commemorare Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie, figura storica complessa e profondamente legata proprio ad Arco, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita e dove morì il 27 dicembre 1894. A ricordarlo saranno le autorità comunali, le associazioni storiche, tra cui Arco Asburgica e l’Associazione “Il Conte”, e la Fondazione Francesco II delle Due Sicilie, promotrice dell’iniziativa.
La comunità è invitata a partecipare alla Santa Messa delle ore 10, seguita alle 12 da un corteo commemorativo e dalla deposizione di una corona in onore del Re.
Un appuntamento che non è solo celebrazione, ma anche occasione per riscoprire un capitolo affascinante della storia arcense.
Arco e la sua vocazione mitteleuropea
Per comprendere fino in fondo il significato di questa commemorazione, bisogna tornare alla fine dell’Ottocento, quando Arco – allora parte dell’Impero austro-ungarico – era già rinomata in tutta Europa come città di cura, luogo di clima mite e rifugio per nobili, intellettuali e artisti.
Le sue palme, i viali eleganti, la posizione riparata tra le montagne e il Garda la resero una sorta di “perla dell’Adige”, frequentata dall’aristocrazia mitteleuropea in cerca di quiete e salute.
Non è un caso, dunque, che proprio qui abbia trovato riparo Francesco II, il sovrano spodestato dal Regno d’Italia e costretto all’esilio.
Francesco II di Borbone: un re in esilio, un uomo tra fede e dignità
Francesco II salì al trono giovanissimo nel 1859, in un momento in cui la storia stava già correndo verso l’Unità d’Italia.
La sua figura, spesso interpretata con sguardo critico dai testi risorgimentali tradizionali, viene oggi riletta con più equilibrio dagli storici: un uomo timido, profondamente religioso, travolto dagli eventi politici, più che un sovrano sconfitto.
Dopo la caduta di Gaeta e la fine del Regno delle Due Sicilie, visse anni difficili tra Roma e l’Europa centrale. Nel 1894, ormai malato e stanco, scelse Arco come ultima dimora, attratto dalla fama climatica della città. Qui fu accolto con rispetto e discrezione, come un ospite illustre ma non ingombrante.
Morì il 27 dicembre dello stesso anno e per anni le sue spoglie riposarono proprio nella Collegiata di Arco, accanto a quelle della moglie Maria Sofia, prima di essere trasferite altrove.
È una pagina poco conosciuta della storia locale, ma ricca di significati: Arco divenne rifugio, custode e testimone degli ultimi giorni di una dinastia che aveva segnato tre secoli di storia europea.
Una commemorazione che unisce memoria e identità
L’iniziativa di domenica non è solo un omaggio istituzionale. Per le associazioni storiche e culturali che la promuovono – da Arco Asburgica alla Fondazione Francesco II delle Due Sicilie – si tratta di un momento per ricordare un passato che continua a parlare alla comunità di oggi: un passato fatto di intrecci culturali, presenze internazionali, scambi tra nord e sud dell’Europa.
Il manifesto dell’evento richiama proprio questo spirito: l’immagine di Francesco II in abiti regali, i simboli civici della città e le associazioni coinvolte suggeriscono un ponte tra storia e presente, tra memoria personale e radici collettive.
La Santa Messa delle 10 nella Collegiata – con la presenza delle autorità civili e religiose – sarà la parte più solenne della giornata.
Il corteo delle 12, con la deposizione della corona commemorativa, rievocherà invece i rituali delle antiche monarchie europee, riportando per un momento Arco all’atmosfera austro-borbonica di fine Ottocento.
Ricordare Francesco II non significa prendere posizione politica, spiegano gli organizzatori della cerimonia, ma riconoscere che la storia è fatta di molte voci, molte identità e molte eredità.
Significa, soprattutto, riconoscere che Arco – la città delle Palme – ha saputo essere casa, rifugio e conforto per figure che hanno attraversato i grandi rivolgimenti dell’Europa moderna.
L’appuntamento di domenica ne sarà un’ulteriore prova: un invito a riscoprire la storia locale attraverso uno dei suoi capitoli più singolari e più affascinanti. (n.f.)