Articolo pubblicato il: 11/02/2024 alle 15:00
La Busa - Ad Arco un Ricordo particolarmente intenso
Posted By Redazione
Categoria: Attualità, Notizie

 

Sabato 10 febbraio il Comune di Arco ha celebrato la solenne ricorrenza del Giorno del Ricordo, a memoria dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata, con una intensa conferenza della storica Maria Luisa Crosina a Palazzo dei Panni, incentrata sulle testimonianze letterarie e con l’accompagnamento al pianoforte di Monica Maranelli, giovane musicista arcense di grande talento.

Dopo il saluto e il benvenuto dell’assessore alla cultura Guido Trebo, la professoressa Crosina ha ripercorso i tragici fatti accaduti dopo il 25 aprile 1945, data che in Italia diede il via alla liberazione dal nazifascismo e alla fine di vent’anni di dittatura fascista, di occupazione nazista e di cinque di guerra, ma per le popolazioni di Trieste, Gorizia, Fiume, dell’Istria e della Dalmazia segnò l’inizio di un periodo terribile di violenza e martirio. Un periodo di arresti, sparizioni e uccisioni di migliaia di persone, trucidate, impiccate, torturate, gettate in mare o fatte precipitare ancora vive nelle foibe (inghiottitoi carsici che si aprono nel terreno con ingresso a strapiombo), dove trovarono la morte, spesso dopo una lunga agonia, italiani giuliano-dalmati, oppositori politici croati e sloveni, donne, bimbi, membri del Comitato di liberazione nazionale, ebrei appena tornati dai campi di sterminio.

«La tipologia delle vittime fu quindi assai varia – ha spiegato la studiosa – non solo personalità legate al partito nazionale fascista, ma anche ufficiali, funzionari e dipendenti pubblici, insegnanti, impiegati bancari, postini, sacerdoti, parte dell’alta dirigenza, italiani contrari sia al comunismo sia al fascismo, esponenti delle organizzazioni partigiane o antifasciste, autonomisti fiumani e semplici cittadini con la sola colpa di essere italiani».

Altro capitolo drammatico di quelle vicende, l’esodo giuliano dalmata: l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di nazionalità e di lingua italiana dalla Venezia Giulia (comprendente il Friuli orientale, l’Istria e il Quarnaro) e dalla Dalmazia, nonché di un consistente numero di cittadini italiani di nazionalità mista, slovena e croata, che portò all’abbandono di interi villaggi. Secondo le stime, tra il 1945 e il 1956 fuggirono dalla loro terra tra le 250 e le 350 mila persone.

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