La sede della SAT arcense ha ospitato la proiezione del docufilm di Mauro Zattera, noto appassionato di montagna e storie legate ai due conflitti bellici, dal titolo “Quatro ciodi de fero vecio” ispirato alle prime ascese alpinistiche sui Colodri di Arco. Dedicato alla memoria di Ugo Ischia, uno dei quattro ragazzi che conquistarono per primi quella parete, aprendo diverse vie, in sala i tre ragazzi rimasti hanno assistito alla proiezione assieme a tanta gente. Giuliano Emanuelli, Mauro Ischia e Fabio Calzà sono i protagonisti nelle interviste che il documentario di Zattera racconta in un’ora circa, ma vi sono anche alpinisti come Danny Zampiccoli e Paolo “Trota” Calzà, Walter Gobbi e altri che sui Colodri hanno trascorso e percorso le vie che, dagli inizi ad oggi sono state aperte.
Un “fenomeno” che diede il “là” ad Arco oggi universalmente riconosciuta città dell’arrampicata, partendo dalle storie frammiste a leggende di un personaggio schivo, come racconta il giornalista Nello Morandi all’inizio del film di nome Davide Tecchi, poi morto mentre combatteva nella Legione Straniera in Congo agli inizi degli anni ’70 (pare, perché anche qui la leggenda della sua morte si mescola alla realtà). Tecchi, infatti, fu il primo e a mani nude, senza attrezzatura a salire sul Colodri, tant’è che una grotta che si vede a circa cinquanta metri d’altezza porta il suo nome, “El bus del Tecchi”. Racconti, ricordi, aneddoti, testimonianze di pareti e arrampicate magari all’imbrunire, quando i genitori dei giovani che si cimentavano quasi per scherzo nell’arrampicata li chiamavano perché oramai era sera.
Un film da vedere, ben narrato e ben realizzato dall’autore grazie ai tre ragazzi rimasti, una bella voce narrante, le testimonianze di chi venne poi e ancora oggi, come Walter gobbi, scala sui Colodri. Pareti che, a detta di tutti i più forti alpinisti come il roveretano Giuliano Stenghel, presente in sala, meritano rispetto e attenzione. Tra i testimoni anche l’ex presidente della SAT Fabrizio Miori, forte arrampicatore su quelle pareti, con i suoi ricordi di ragazzino alle prime armi con quello che per la città di Arco sarebbe poi diventato un vero e proprio fenomeno di massa.