È stata presentata ai soci del Consorzio di miglioramento dell’ulivo dal presidente Giorgio Planchestainer, la rete di tubazioni e condotte che compone l’impianto irriguo a goccia del Brione. Una rete che porta acqua a ben 18 mila piante il cui frutto, poi, si trasforma grazie all’uomo nel prezioso olio da condimento. Una rete che esiste solo nella Busa del Garda, interrata, che capta l’acqua grazie ad una derivazione che parte dalla condotta che alimenta la centrale idroelettrica di Torbole per poi farla arrivare sul Monte Brione, fino in cima, anche all’ultima delle piante che vi crescono. Il progetto costa 15 milioni di euro (la Provincia di Trento ne finanzia il 90%), l’impiantistica dedicata (16 chilometri di tubi portanti, ulteriori 28 di “rafforzo” o innervamento, altri 150 per arrivare alla singola pianta di ulivo) altri 18 milioni che la Provincia finanzia per l’80% della spesa totale a “servizio” dei 400 ettari dove crescono le piante i “numeri” del progetto che venerdì sarà illustrato nei dettagli ai soci in assemblea. Un progetto che, se è vero che in tanti secoli le piante sono sempre cresciute e hanno dato il loro frutto senza alcuna sorta d’impianto che portasse acqua, oggi con il problema del riscaldamento globale e i tempi che cambiano con periodi di siccità prolungata ciò che è stato fatto garantirà le condizioni ideali per almeno venti, trent’anni ancora. Una rivoluzione dell’intero comparto che il Consorzio sta portando sui 1.300 ettari coltivati dell’intero Comprensorio.