Per i cento anni dai tragici fatti ricordati, oltre che dalla fine della guerra e dalla nascita della Repubblica Ceca, si è svolta per la prima volta anche a Campi (nel pomeriggio di venerdì 21 settembre), al monumento ai Caduti al cimitero, oltre che come tradizione al monumento ad Alois Štorch e Leopold Jeřábek in località Grez (nella mattina di sabato 22 settembre) la solenne cerimonia di commemorazione dei legionari cecoslovacchi, presenti per l’Amministrazione il sindaco e per la Repubblica Ceca una rappresentanza guidata dal funzionario diplomatico Josef Spanik, dal vicedirettore dell’Ufficio veterani di guerra del Ministero della difesa ceco, colonnello Milan Bachan, e dal segretario esecutivo dell’associazione dei Legionari cecoslovacchi, Milan Mojzis, oltre che dal vescovo della Chiesa hussita di Praga, David Tonzar. Presenti anche molti giovani. Per gli Alpini, a Campi c’era il Gruppo locale, a Riva del Garda il Gruppo locale e rappresentanze di Pregasina, Campi, Sant’Alessandro e Arco. In entrambi i casi la delegazione ospite ha espresso la riconoscenza della Repubblica Ceca per la cura che l’Amministrazione comunale e gli Alpini dedicano alla cura dei monumenti ai legionari cecoslovacchi e alla loro memoria.
Nella zona del lago di Garda durante gli ultimi anni della Grande guerra operava presso il 29° Corpo d’armata italiano un’unità cecoslovacca, la seconda compagnia del 39° con il nome di «Avio». Ne facevano parte anche due cechi passati con gli italiani, il caporale Alois Štorch e l’appuntato František Tobek, che avevano contribuito con le loro informazioni alla resistenza delle truppe italiane al Doss Alto. Alois Štorch, caporale telefonista della terza batteria del 13° Reggimento di artiglieria di stanza a Nago, era nato il 20 giugno 1893 a Ceskà Lìpa; l’appuntato František Tobek, della stessa batteria, era nato il 21 maggio 1896 a Lazany, presso Litomyšl. Il piano di azione prevedeva che i due graduati cechi, alla testa di due manipoli nei quali militavano altri due soldati cecoslovacchi, Leopold Jeřábek e Jan Smarda, sarebbero partiti da Malcesine e da lì avrebbero superato gli sbarramenti penetrando in territorio austriaco nella piana del Sarca, allo scopo di mettere scompiglio nelle linee avversarie e nel contempo attirare le simpatie dei connazionali, rimasti nelle file austro-ungariche. L’approdo avvenne verso l’una e mezza della notte tra il 2 e il 3 luglio 1918 alla foce del Sarca, ma i militi furono scoperti dalle pattuglie austriache e tentarono la fuga gettandosi a nuoto: Jeřábek rimase colpito e annegò; Tobek si salvò nuotando fino alle linee italiane a Buon Porto; Štorch, colto da un crampo in acqua, fu catturato da una pattuglia austriaca; infine, Smarda fu preso dagli austriaci sulla costa. I due soldati catturati vennero immediatamente sottoposti a processo davanti all’arciduca Max, ma se la posizione di Smarda fu più lieve, colpevole solo di aver voluto rientrare in patria, Štorch fu riconosciuto disertore e condannato a morte. La sentenza fu eseguita alle 2 e mezza del mattino del 5 luglio 1918. Per rappresaglia il generale Graziani, comandante della divisione cecoslovacca, ordinò un massiccio bombardamento sulla inerme città di Riva e sul luogo della impiccagione dello sfortunato Štorch.