Il giorno dopo i giornali titolavano: “La Regata del Canàl de la Rocca ha battuto Canzonissima”. E mica era poco: nei primi anni Sessanta del secolo scorso la Rai aveva un solo canale, e Canzonissima la guardavano tutti. Eppure la regata aveva attirato diecimila persone sul lungolago, come in una Notte di Fiaba… ma era ottobre! La storia nasce da una scommessa: da una parte i due Gianni (Farina e Bertozzi), dall’altra Manlio Patuzzi e Renato Marchi. Campo di battaglia? Il lago, ovviamente. L’idea era semplice: “Vediamo chi arriva primo in una regata a remi nel golfo rivano”. Così nasce la “Regata del Canàl de la Rocca”, che grazie ai giornali divenne subito un evento imperdibile. Il percorso prevedeva partenza e arrivo a Punta Lido, con giro obbligato nel canale della Rocca. Per la flotta si recuperarono dodici barche: dalla super aerodinamica alla carcassa traballante, fino alla “bagnarola” di turno. Gli equipaggi tirarono a sorte la barca tra urla e imprecazioni: la fortuna era cieca, ma la sfiga ci vedeva benissimo. Alcuni, tipo Farina e Patuzzi, si allenarono di notte per non fare figuracce. Tornavano sfiniti a mezzanotte, mentre gli amici li prendevano in giro. Finalmente arrivò il gran giorno: il lungolago era un formicaio urlante, i dodici equipaggi pronti a darsele (sportivamente) a colpi di remo. Già alla partenza c’era casino: barche che rubavano “pezzetti” di lago, colpi bassi e remate sulle fiancate altrui. Poi, alle 9, il colpo di pistola e via! Tra zig zag poco gloriosi e qualche fuoriclasse (due pescatori di Torbole, i fratellastri Pasolli e Cairati, e l’immancabile Perolìn) la gara filava… finché non arrivò il “collo di bottiglia”: il ponte detto “dei strachi”. Lì si creò un ingorgo epocale, con barche incastrate di traverso. Solo chi riusciva a passare per primo aveva chance di vittoria. Alla fine vinsero i Gianni: Farina, allenato come un cavallo, e Bertozzi, bagnino esperto di acqua e remi. Applausi, risate e diecimila spettatori in visibilio. Poi la festa continuò al bar Maroni, con podio, damigelle e premi di ogni tipo, dal bottiglione di vino alle mortadelle, grazie agli instancabili “sponsor” raccattati da Farina. In puro spirito goliardico nessuno tornò a casa a mani vuote. Il successo fu tale che i giornali sottolinearono come la regata avesse persino battuto la tivù. Così, inevitabilmente, si organizzarono la seconda e la terza edizione. D’altra parte i perdenti volevano la rivincita: Patuzzi e Marchi accusarono gli avversari di “fortuna e imbrogli”, mentre i vigili Pellegrini e Zanelli, reduci da figuraccia, sfogavano la rabbia multando automobilisti col sorriso troppo largo, minacciandoli di “oltraggio a pubblico ufficiale rematore”. Nella seconda edizione trionfarono i “professionisti” Pasolli e Cairati, che stavolta fecero valere l’allenamento vero. La terza resta avvolta nel mistero: qualcuno dice che vinsero proprio i “pizzardoni” Pellegrini e Zanelli, ma nessuno lo giura. Fatto sta che la “Regata del Canàl de la Rocca” restò negli annali come una delle imprese più leggendarie e spassose di Riva.
Vittorio Colombo