Sabato 25 ottobre alle 18 la Galleria Civica «Giovanni Segantini» inaugura la mostra «La montagna delle visioni. Giovanni Segantini. La nascita del mito», a cura di Niccolò D’Agati con la collaborazione di Mirella Carbone, direttrice artistica del Segantini Museum di St. Moritz.
Un nuovo, importante capitolo nella valorizzazione del pittore trentino più noto a livello internazionale, la mostra indaga – tra opere, documenti e testimonianze – come l’arte di Segantini abbia dato origine a un vero e proprio mito, capace di travalicare la sua epoca.
Il progetto espositivo, articolato in quattro sezioni, esplora non solo l’eredità artistica ma anche la costruzione del culto che circonda la figura di Segantini dopo la sua morte, avvenuta nel 1899 tra le montagne dell’Engadina. Un percorso che, oltre al valore storico-artistico, restituisce la dimensione quasi spirituale e simbolica del suo rapporto con la natura alpina.
A catturare l’attenzione dei visitatori sarà per la prima volta ad Arco l’iconico autoritratto a carboncino e oro, divenuto il volto per eccellenza dell’artista.
La mostra si apre con la sezione «Un palpito de la Terra», dedicata agli omaggi monumentali che seguirono la morte di Segantini. Protagonista il grande scultore Leonardo Bistolfi, autore del monumento inaugurato nel 1909 nei giardini pubblici di Arco e della celebre «Alpe» oggi conservata a St. Moritz. Bozzetti, modelli e rilievi raccontano la nascita di queste opere che, oltre al valore scultoreo, sanciscono l’inizio del mito segantiniano.
Segue la sezione «Quegli che vede dall’alto», che ripercorre la costruzione dell’immagine pubblica dell’artista attraverso ritratti e autoritratti. Dalle prime descrizioni critiche che ne sottolineavano la figura ascetica e ribelle, ai busti di Emilio Quadrelli e Paul Troubetzkoy, fino ai ritratti pittorici di Fornara, Gallina e Giacometti, si delinea la nascita di un’icona: quella di Segantini come “apostolo dell’arte e della natura”.
La terza sezione, «L’alta pace», accompagna il visitatore nei luoghi segantiniani dell’Engadina, teatro della maturità artistica del pittore. Dipinti e fotografie evocano la suggestione dei paesaggi alpini e il loro valore quasi sacrale. Qui il viaggio si trasforma in pellegrinaggio: artisti come Giuseppe Pellizza da Volpedo e Cesare Maggi visitarono i luoghi del Maestro, traendone ispirazione per opere intrise di luce e spiritualità. Particolarmente toccanti le vedute dedicate al cimitero di Maloja, dove Segantini riposa, simbolo della fusione tra uomo e natura.
Chiude il percorso «Questo mio sogno ideale», dedicato agli artisti eredi del suo linguaggio, da Giovanni Giacometti e Carlo Fornara ai figli Mario e Gottardo Segantini, che trasformarono l’eredità paterna in una testimonianza viva di devozione artistica.
La mostra rimarrà aperta fino al 25 gennaio 2026, dal martedì alla domenica (10-18).
Dal 26 gennaio al 22 febbraio sarà visitabile su prenotazione per gruppi e scuole ([email protected]).
Un’occasione preziosa per riscoprire l’uomo che trasformò la montagna in visione, restituendo alla sua città natale la luce eterna del suo mito.