Quale ruolo può giocare l’Europa sulla scena economica mondiale? Se ne è discusso nel pomeriggio a Trento nell’ambito del Festival “Siamo Europa” in un workshop a tre fra Raffaele Farella, dirigente del Servizio Affari Internazionali della Provincia, Riccardo Alcaro, dell’Istituto Affari Internazionali ed Andrea Fracasso, direttore della Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento. Al centro del confronto il tema della leadership economica nel prossimo futuro, nell’ambito dello “scontro globale” tra Cina e Stati Uniti, con l’Europa chiamata da Washington a compiere una scelta di campo netta, mentre ad Est Pechino rilancia la Nuova Via della Seta. Un dibattito aperto sulle conseguenze e sulle prospettive per l’economia europea nell’attuale “guerra dei dazi” tra Cina e Stati Uniti e sulle nuove sfide che attenderanno l’Europa post-voto rispetto al duplice obiettivo di rilanciare una politica economica adeguata al suo rango di potenza globale e di garantire in efficace ruolo nei regimi di governance internazionale e multilaterale.
La straordinaria crescita dei mercati emergenti registrata nell’ultimo ventennio ed i profondi mutamenti nella divisione internazionale del lavoro sono all’origine di una progressiva perdita di terreno dell’Europa in termini di crescita. Una crescita che negli ultimi anni è stata sempre più gracile e disomogenea all’interno delle diverse aree e paesi, una crescita tra l’altro ancora profondamente dipendente dalla domanda esterna e in particolare dagli andamenti della domanda di beni e servizi proveniente dagli Stati Uniti.
Secondo quanto emerso dal dibattito, una strategia di crescita per l’Europa dovrebbe poggiarsi su due pilastri: uno legato sullo sviluppo di una politica industriale comune e sulla qualificazione di un interesse comune europeo sul piano economico e dello sviluppo. Da Lisbona in poi l’obiettivo centrale di questa prospettiva è la costruzione di un mercato comune dei servizi avanzati che consenta un salto tecnologico e lo sfruttamento dei vantaggi comparati che il nuovo quadro tecnologico mondiale è in grado di offrire ma è evidente che molto c’è ancora da fare.