Non molti giorni fa è scomparso, all’età di novantotto anni, uno degli ultimi partigiani della “Busa” di Arco: Angelo Parolari.
È proprio da questo triste evento che la scrittrice di Martignano di Trento Luisa Gretter Adamoli coglie l’occasione di ricordare anche la grande famiglia cui apparteneva, quella dei Parolari di Chiarano d’Arco.
Il padre di Angelo era Francesco Giuseppe, secondogenito dopo Agostina Maria – chiamata, però, da tutti Giustina – di Angelo e Teresa Prandi. La coppia ebbe poi altri otto figli: Emilio, Edoardo, Roberto, Basilio, Giovanni e altri quattro bambini che morirono ancora piccoli.
A fine ‘800 e inizio ‘900 erano una famiglia benestante, perché possedevano una piccola azienda agricola, campi, un frutteto, un vigneto, un oliveto con più di quattrocento piante e un negozio sotto casa, dove vendevano soprattutto grappa e olio. Conducevano una vita abbastanza tranquilla come sudditi italiani dell’imperatore Francesco Giuseppe, in quel Tirolo del sud, considerato il giardino dell’impero.
Questo, fino all’agosto del 1914, quando l’inizio della Prima guerra mondiale sconvolse la loro quotidianità. Fu così che tre dei fratelli maggiori furono costretti a combattere nelle fila dell’esercito austriaco, mentre Emilio, convinto socialista e irredentista, combatté sul fronte italiano, affrontando incredibili vicissitudini. Il resto della famiglia fu esiliato in Boemia, al tempo delle evacuazioni.
Terminato il Primo conflitto mondiale, la famiglia si ricompose, la casa di Chiarano fu ricostruita, nonostante la morte precoce del padre Angelo, nel 1919, a causa della terribile influenza “spagnola”.
I Parolari dovettero in seguito confrontarsi dapprima con la dittatura fascista e poi con quella nazista; soprattutto Emilio e Giovanni, sempre sostenuti nelle loro azioni da ideali di libertà e indipendenza da poteri politici dittatoriali. Fu così che furono costantemente tenuti sotto controllo e poi perseguitati dalle Camicie Nere e anche dai nazisti che, nel corso della Seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre del 1943, avevano annesso il Trentino alla Germania, considerando il territorio come Marca meridionale del Reich. Giovanni fu pure mandato al confino a Genzano di Lucania, dove rimase per ben tre anni.
I due fratelli, nell’ultimo periodo del conflitto, aderirono al Movimento della Resistenza come partigiani della Brigata garibaldina “Eugenio Impera”, riuscendo a coinvolgere nelle loro imprese gran parte della famiglia, compresi diversi giovani come quell’Angelo scomparso pochi giorni fa. Pure lui fu, quindi, artefice e testimone, assieme agli zii e ad altri importanti personaggi, della liberazione di Arco e Riva dal giogo nazifascista, nei primi giorni del maggio 1945.
Per chi volesse saperne di più le vicende, profondamente umane, coinvolgenti e appassionanti di questa grande famiglia Parolari, sono state riportate e in parte romanzate nel libro della scrittrice Luisa Gretter Adamoli “Qualcosa da raccontare” (edizioni CurcuGenovese, Tn 2018)