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A cinquant’anni dalla morte, il Comune di Villa Lagarina, la Casa degli Artisti «Giacomo Vittone» di Canale di Tenno e il Museo della città di Rovereto si sono uniti per commemorare il maestro Attilio Lasta (Villa Lagarina, 1886-1975) ripercorrendone vita e opere in tre eventi espositivi diffusi sul territorio, per la cura di Warin Dusatti e Roberta Bonazza. Un progetto articolato e corale per far conoscere la raffinata attività pittorica di Attilio Lasta attraverso un centinaio di opere, molte delle quali esposte per la prima volta al pubblico, che rendono il giusto tributo a un grande artista dimenticato. Sotto il vessillo comune «Attilio Lasta. 1886-1975. La vita e le opere», ha dato inizio alle esposizioni, il 30 maggio, Villa Lagarina; trentatré opere dedicate al periodo dagli studi nel collegio di Anras, nel Tirolo orientale, fino alla maturità. La seconda tappa, dal 22 giugno al 28 settembre, è alla Casa degli Artisti con la mostra «I paesaggi dell’anima», che si concentra su un momento cardine nella poetica pittorica di Attilio Lasta: il passaggio, avvenuto alla fine degli anni Venti, dalla figurazione di paesaggio alla natura morta. Saranno esposte quaranta opere a rappresentare la ricerca della luce nei luoghi e nelle raffinate tavole imbandite dove ogni dettaglio splende.
L’inaugurazione è domenica 22 giugno alle ore 11.
La Casa degli Artisti «Giacomo Vittone» è aperta alla visita dal martedì alla domenica (lunedì chiuso) dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 18 con ingresso libero.
Attilio Lasta (Villa Lagarina, 1886 – 1975)
Nasce a Villa Lagarina (Trento) il 27 aprile 1886 da una famiglia benestante. Nel 1900, dopo aver frequentato le Scuole popolari, assieme alla sorella Maria si reca a studiare nel collegio di Anras, nel Tirolo orientale, iscrivendosi al corso professionale di artigianato e pittura. Durante questi anni concorre al Premio della Dieta di Vienna, vincendo un diploma e 300 corone grazie a un disegno a olio. Nel 1902 ritorna a Villa Lagarina, dove inizia a esporre. Nel 1906 si trasferisce a Milano frequentando lo studio di Cesare Tallone. Nella città lombarda conosce Bartolomeo Bezzi e Filippo Carcano. Segue gli artisti legati all’Arte nuova e quelli della Scapigliatura. Rimane affascinato dalle opere di Giovanni Segantini, di cui subisce l’influenza cromatica. Nel 1910 si reca a Verona per mostrare i suoi lavori alla galleria La Gran Guardia, diretta dal maestro Carlo Donati: ne vengono accettati due, “Vecchi roveri” e “Chiaro di luna”. Nel 1912 è richiamato a Venezia da Nino Barbantini, segretario dell’Opera Bevilacqua La Masa, per far parte del gruppo degli artisti di Ca’ Pesaro, dove espone anche nel 1913. L’anno seguente è invitato a Roma alla Mostra della Secessione romana. Qualche mese prima è a Venezia alla mostra organizzata dagli artisti respinti dalla Biennale, tenutasi nei saloni dell’Hotel Excelsior. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, siamo nel 1914, viene arruolato nell’esercito austroungarico. Dopo numerosi spostamenti è a Wels, in bassa Austria, assieme a Luigi Ratini, dove esercita la pittura come “Kriegsmaler”, pittore di guerra. Nel 1918 gli artisti appartenenti all'”Ersatzbataillon” espongono le loro opere nella Volkshalle di Wels. Ritornato in patria, trascorre il tempo tra Villa Lagarina e Cles, dove abita il fratello, dipingendo case rustiche di montagna e dedicandosi completamente al paesaggio. Nel 1928 viene assunto come impiegato alla Banca Popolare di Villa Lagarina e abbandona l’attività pittorica. La riprende nel 1932, dopo aver lasciato il posto di lavoro, e inizia a dipingere nature morte. Nel frattempo intensifica le esposizioni personali e collettive. Nel 1946 è alla Mostra della pittura trentina dell’800 e del ‘900, al Castello del Buonconsiglio a Trento, alla quale ne seguiranno altre a Merano (1957), Bressanone (1968), Villa Lagarina (1972 e 1974) e Trento (1973). Muore il 20 gennaio 1975, alla vigilia dei novant’anni.