Articolo pubblicato il: 27/07/2025 alle 12:00
La Busa - “Gli Strani”, Carlo Modena e il Festival delle Voci Nuove
Posted By Redazione
Categoria: Amarcord, Notizie

 

Si chiamano “Gli Strani”, sui manifesti “Les droiles”, per un tocco di internazionalità. È il 1968 e c’è questo complessino che, come si autoproclamano i suonatori, non è normale. Nel senso che fanno il “beat”, musica da “Figli dei fiori”, un po’ da ribelli, di sicuro controcorrente rispetto a quei complessi che fanno le sagre a ritmo di valzer e polke. Nel mese di agosto di questo 1968, che odora di contestazione, “Gli Strani”, dividendo il palco con altri due complessi più navigati, fanno sfaceli suonando domenica 25 agosto nei giorni della sagra di Sant’Alessandro, lanciati da Carlo Modena nella veste di manager e presentatore in giacca e cravatta in studiato contrasto con i “suoi” musicisti. “Gli Strani” si avventurano sul palco in piazza, dandosi in pasto alla folla eccitata, nella seguente formazione (nella foto da sinistra): Enrico Meneghelli chitarra, Delfino Calzà batteria, Giorgio Lunelli chitarra e voce, Sandro Tomasi pianola e fiati, accasciato Calogero Maniscalco basso (e il presentatore Carlo Modena). Sono ben carburati: hanno infatti fatto fior di prove nella dependance sulla salita per villa de Lutti ed hanno scardinato le perplessità del prete don Erardo Betti, che teme sconfinamenti nel “rock satanico”.

 

 

La serata di domenica, quella della consacrazione, il “Bravo Presentatore” Carlo, tirato alla “Pippo Baudo de noaltri”, ha il suo bel daffare a sedare i tentativi di approccio sconsiderato del pubblico alle vallette Manuela Benini e Lia Bombardelli. Il parroco, tra musica “non di Bach” e conturbanti vallette, sta dietro le quinte e snocciola il rosario. Alle 21, in un clima elettrico per via delle chitarre, il “Bravo Presentatore” dà il via al “Festival delle Voci Nuove”. Concorrenti, maschi e femmine, vanno allo sbaraglio. Le loro esibizioni canore sono accompagnate, a turno concordato, dai tre complessi. A rotazione con i nostri “Strani” si esibisce un secondo complesso, mentre il terzo, “I “Misantropi”, è già famoso ed è nobilitato da Renzo Pietravalli pianola, Ivan Santorum batteria, Marco Perini chitarra, Gianni Caracristi, Beppe Torboli voce. Tra applausi, fischi, strepiti, frasi urlate, alcune ripetibili, altre no, si mette al lavoro una giuria raccogliticcia composta da uno studente, da un “matusa” alla “mamma son tanto felice” e dal parroco, che non vede l’ora che tutto quel casino finisca. La vittoria va, come riportano le cronache, “alla graziosa e frizzante” Fiorenza Torboli, che canta in modo sublime “Simon Says”, il “Ballo di Simone” di “Giuliano e i Notturni”. Fiorenza è quasi una professionista e così si fa tre anni come cantante al Rosengarten del Dannunzio Rezzaghi, ingaggiata come cantante dal maestro “Pero” Righi. La sera di Sant’Alessandro applausi vanno a tutti i concorrenti; tra questi a Lia Bombardelli anche cantante e alla giovane Gabriella Tardocchi. Fuori classifica sale sul palco il consigliere missino Mario Viscido, a scanso di equivoci il nome è vero, che sconvolge il Creato con il suo hit “O sole mio”. Viene fischiato perfino dal sindaco cav. Egidio Molinari e da tutta la Giunta. Che dire oggi? È stata la serata degli “Strani”, di Carlo Modena, di Fiorenza Torboli, eccetera, una delle più belle cose dei favolosi anni Sessanta. Ma già lo intuivano tutti, allora, che sarebbe stato successo immortale. Così si terminò a mezzanotte con i fuochi artificiali e con il “Bravo Presentatore” che imbavagliava il consigliere Viscido che, come un disco rotto, turbava senza pietà stelle e pianeti con il suo lancinante “O sole mio”.
Vittorio Colombo

 

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