Presentato il progetto Dama, un servizio sviluppato in collaborazione con Anffas Trentino, che aiuta ad organizzare l’accesso alle prestazioni sanitarie delle persone adulte con disabilità intellettiva, comunicative o con autismo. Attraverso Dama – accoglienza medica avanzata per disabili – le persone adulte con bisogni speciali vengono accompagnate nel loro percorso di cura con una presa in carico precoce e un percorso ospedaliero personalizzato in base alle caratteristiche del paziente.
Il Centro Dama sarà il riferimento per le persone maggiorenni con bisogni sanitari complessi. L’accesso avverrà con prescrizione del medico curante (medico di medicina generale o medico di struttura residenziale o specialista). Per attivare il servizio i familiari o i caregiver potranno contattare il numero verde 800 199 773, attivo il martedì e il giovedì, dalle ore 10 alle 12, a cui risponderà un gruppo di volontari Anffas con esperienza sanitaria e appositamente formati. Il Centro Dama valutata la complessità della richiesta, prenoterà la prestazione su una specifica agenda o organizzerà, in regime di ricovero diurno e in maniera coordinata, le consulenze specialistiche e gli accertamenti diagnostici.
Michela Monterosso del Servizio governance clinica dell’Apss ha illustrato nel dettaglio il progetto: «In Trentino, si stima che le persone con disabilità intellettiva siano circa 1.500 ed è per rispondere alle esigenze di queste persone che è stata individuata all’interno dell’ospedale di Trento, e in particolare nel day hospital dell’Unità operativa di reumatologia, un’équipe multidisciplinare dedicata che, in forte sinergia con l’associazione Anffas, si prenderà carico della persona disabile, progettando il percorso ospedaliero più idoneo e adattandolo alla situazione medica e relazionale di ogni singola persona. Nel caso di accesso al pronto soccorso della persona con disabilità intellettive, comunicative o con autismo sono già previsti il «codice argento» dedicato alle persone con fragilità e la possibilità di avere vicino un familiare, un caregiver o un volontario all’interno della struttura».