Articolo pubblicato il: 25/06/2018 alle 12:39
La Busa - È NECESSARIA UNA SANA ALIMENTAZIONE TRA DIVERSE CULTURE
Posted By Redazione
Categoria: Notizie

Si è tenuto a Povo di Trento un convegno che fa parte delle attività promosse da «(s)muovi la salute», il progetto che ha l’obiettivo di promuovere la sana alimentazione e l’attività fisica nelle comunità di immigrati delle province di Trento, Bolzano e Verona.
In Trentino gli stranieri residenti sono 46.456, pari al 8,6% della popolazione, in prevalenza donne. Analizzando i dati sullo stato nutrizionale si osserva un eccesso ponderale più frequente negli stranieri: nei bambini in età scolare il 18% è in sovrappeso e il 5% è obeso. Gli stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria sono a maggior rischio di essere in sovrappeso rispetto agli italiani e di andare incontro ad obesità, diabete, ipertensione già in adolescenza.
Roberto Franceschi, medico dell’Unità operativa multizonale di pediatria dell’Apss e responsabile scientifico del progetto, ha evidenziato che «L’investimento migliore che i pediatri possono fare è quello sull’alimentazione. Attualmente si suggerisce di seguire la dieta mediterranea ma dovremmo chiederci se quello che stiamo proponendo sia sufficiente o vale la pena essere aperti e privilegiare la commistione e il sincretismo alimentare affiancando sapori locali a quelli di altri territori. Abbiamo alcuni strumenti, la piramide alimentare proposta dalla Società italiana di pediatria (SIP) è uno di questi.
Con Lucia Galvagni e Sara Hejazi, del Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler, il tema è stato inquadrato dal punto di vista del rapporto tra alimentazione e religione. Le due ricercatrici hanno evidenziato che per immaginare una medicina ritagliata sul paziente, che tenga conto della sua soggettività, è necessario di prendere in considerazione componenti quali ad esempio orientamenti religiosi, abitudini, fattori sociali, culturali, socio-economici o ambientali. A fronte di migrazioni che attraversano il mondo è opportuno un approccio alla salute in termini globali. Tenere conto della storia del paziente e del suo modo di gestire la malattia può fare la differenza e permettere di trovare una strategia adeguata. Anche il cibo rimanda a una componente culturale e rappresenta un alfabeto emozionale, che ricorda la nostra storia e riporta ad un contesto noto e quando si suggerisce un cambiamento alimentare, occorre tenerne conto».
Tra i fattori che spingono a cambiare le culture alimentari degli immigrati ci sono: il costo, la reperibilità, i divieti culturali, il valore simbolico del cibo, le festività, le ricorrenze, il periodo di permanenza. Sullo svezzamento la raccomandazione è di non introdurre alimenti prima della 17a settimana e di non procrastinarlo dopo la 26esima settimana. Apportare i giusti nutrienti, favorire una crescita corretta, educare a buone abitudini alimentari, prevenire malattie e sovrappeso in età adulta sottolineano l’importanza dell’alimentazione nel bambino.

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Data e ora di stampa: 03/07/2025 23:20
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