C’è ancora da lavorare ma la strada imboccata è quella giusta, grazie anche ad alcuni nuovi strumenti che sono a disposizione per chi si occupa dei dati sulla discriminazione di genere nel lavoro, a partire dal sistema di rilevazione, da poco uniformato a livello nazionale. È quanto emerso durante i lavori di oggi, in Sala Wolf, che ha visto sul tavolo dei relatori l’assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana, il presidente di Agenzia del Lavoro Riccardo Salomone, la presidente della Commissione provinciale Pari Opportunità Simonetta Fedrizzi, la consigliera nazionale di parità Francesca Bagni Cipriani, i consiglieri di parità di Trento, Emanuele Corn, e di Bolzano, Michela Morandini, nonché Isabella Speziali e Francesca Caola, di Agenzia del Lavoro. Al centro del dialogo i dati sulle donne e il lavoro: “Si tratta di un tema al centro della nostra azione amministrativa – è stato il commento dell’assessore Segnana – è fondamentale l’apporto delle donne nel mercato del lavoro, che come amministrazione provinciale stiamo sostenendo con numerose azioni, fra gli obiettivi anche l’abbattimento delle rette degli asili nido. Altrettanto fondamentale è che, in caso di disparità, le donne possano denunciare, sentirsi sicure e accompagnate nel loro percorso. In questo senso vogliamo approfondire i casi di discriminazione e di mobbing sul lavoro per promuovere azioni più incisive”.
Nel corso degli interventi di aperture, il presidente di Agenzia del Lavoro, Salomone, ha puntato l’attenzione sul gap ancora presente fra occupazione maschile e femminile, mentre la presidente della Commissione Fedrizzi ha spiegato come sia necessario un cambio di passo nel campo della discriminazione di genere.
All’ospite d’onore del convegno, la consigliera nazionale di parità Francesca Bagni Cipriani, il compito di entrare nel dettaglio sul nuovo sistema di rilevazione dei dati della discriminazione di genere, che introduce alcune novità sostanziali. Da un lato il nuovo sistema introduce un sistema identico in tutte le province italiane, che permette sia raffronti fra regioni diverse sia comparazioni a livello internazionale. Inoltre vi è la possibilità di effettuare un’analisi dell’attività molto più approfondita, che consente maggiore precisione dal punto di vista qualitativo e di capire meglio dove intervenire. Per fare un esempio: “Ogni anno 35.000 donne escono dal mercato del lavoro al primo figlio e non rientrano più – è stato il commento di Bagni Cipriani – Fra le cause, fino all’anno scorso si citava la mancanza di asili nido, quest’anno la mancanza dei nonni, si tratta quindi una scelta economica, sulla quale bisogna lavorare con strumenti adatti”.
Il consigliere di parità Emanuele Corn ha quindi spostato il focus sui dati del Trentino: “Nel corso del 2018 ho visto circa 150 accessi, dal 2006 ad oggi, ovvero da quando esiste la raccolta di dati, abbiamo osservato una leggera e costante crescita”. Nel dettaglio dei dati si tratta di circa un centinaio di accessi singoli, a cui vanno sommate le discriminazioni collettive, di cui l’85% riferiti a donne, i rimanenti ad uomini, proprio perché la discriminazione sul lavoro non riguarda solo ed esclusivamente la componente femminile.
Di contro il vicino Alto Adige, che può contare su un ufficio più strutturato con maggiori collaboratori, presenta una casistica che è quasi il doppio di quella del Trentino, come ha spiegato la consigliera di parità Michela Morandini: “Attualmente stiamo seguendo una media di 340 casi all’anno, mentre in precedenza erano circa 200, di questi il 30% sono uomini. Fra le tematiche maggiormente sollevate vi è il mobbing e naturalmente la conciliazione famiglia-lavoro”. Se poi il 68% delle donne in Alto Adige è occupata c’è ancora da lavorare “sulle differenze di mansioni” e sulle neo mamme lavoratrici: “Abbiamo circa 700 neo mamme che ogni anno si dimettono perché non riescono a restare nel mercato del lavoro”, sono state le conclusioni di Morandini.