Articolo pubblicato il: 19/10/2025 alle 12:00
La Busa - Col “Péro” Righi il Rolly era la Casa della Musica
Posted By Redazione
Categoria: Amarcord, Notizie

La Musica, negli anni Settanta, aveva una casa. Non un dancing o una sala da ballo, ma un locale concepito come un grande pentagramma. La strana casa era a San Tomaso, dove venne trovata la collocazione ideale alla musica e a quanti la musica la volevano fare. La casa si chiamava “CAM”, una sigla che stava per “Centro Amatori Musica”. Chi aveva avuto la brillante idea non poteva che essere stato uno come il Pietro “Péro” Righi. Con la sua orchestra, nei maiuscoli anni Sessanta, aveva suonato ogni sera, stagione dopo stagione, al Rosengarten, il dancing del Dannunzio Rezzaghi. Quelle serate erano leggenda. La musica accarezzava l’aria estiva e diffondeva onde sonore che richiamavano un popolo disincantato e gaudente. Ed erano balli, miss e concorsi canori fino al trenino di mezzanotte, tutti ben carburati dal Vino Santo del “Tète” Torboli.
Il “Péro” Righi, dopo tante stagioni a suonare fisarmonica e piano e a fare il leader del suo complesso, seppe guardare avanti. Si trattava di fare un salto di qualità, di creare qualcosa che allargasse gli orizzonti della sua passione. Era o non era la musica un bene da condividere? E, allora, cosa c’era di meglio se non dare alla musica una casa? Meritava bene l’assegnazione di un alloggio, che non poteva che essere popolare e popolato. Così fu folgorato sulla via di San Tomaso, dove, affiancato dalla moglie Luisa, nel 1972 lanciò il “CAM”, “Centro Amatori Musica. L’idea, dunque, era quella di dare ad appassionati e a quanti suonavano in “Busa” un posto ideale per dare sfogo alla propria passione. L’anno successivo, nel 1973, il locale ottenne la licenza di ristorante ed assunse il nome con il quale è arrivato ai giorni nostri, “Rolly”, diminutivo di Rolando, il figlio più giovane della coppia. Dunque l’invito era: “Ogni sera qui si suona. Venite con i vostri strumenti o troverete qui strumenti adatti. Nessun programma. Ogni volta una sorpresa e un’avventura musicale. Non ci saranno giudici né giudizi di sorta”. La cosa funzionò. Il “tam tam” della novità si diffuse. Il “CAM” fu, in quelle stagioni primi anni Settanta, un successo. Oggi tanti ricordano quelle serate nelle quali il piacere di un buon cibo era allietato da assoli di virtuosi o di semplici suonatori campagnoli, da jam session e da esecuzioni corali. Era un tripudio di violini, contrabbassi e trombe, pianoforti e chitarre. Con le note gli spazi del Rolly si riempivano di squisiti profumi: dal fiato regalato alle trombe all’acquolina in bocca il passo era breve. Le proposte culinarie erano molte, ma era impossibile resistere agli “Gnocchi alla Trentina”, specialità della casa, annaffiati dal vino di propria produzione. Sui manifesti promozionali si diceva: “In questa casa del pentagramma suonar si può senza programma valorizzando con coscienza la di tutti musicale scienza. Qui suoniamo a tutte l’ore senza giudice o censore. E narratore, amatore, compositore può esibirsi a tutte l’ore ma però, questo è proposto, ogni nota sia al suo posto e suonar potrai per ore chi dimostra il suo valore!”.
Erano proprio bei tempi e, non in un dancing o in un auditorium, ma in un ristorante, tra mangiate, scherzi, risate, applausi e brindisi chiassosi, trovavi la Casa che Madama Musica prediligeva.
Vittorio Colombo

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