Una guerra politica, sia beninteso, che vede al centro della diatriba il carpione, pesce prelibato e protetto perché in via di estinzione nelle acque del Garda delle due province confinanti, Veneto e Brescia, ma libero di essere pescato in quelle trentine. A farsi sentire in merito è l’assessore bresciano all’agricoltura Fabio Rolfi: “La cattura di un esemplare di questo salmonide – ha scritto Rolfi a Michele Dallapiccola, omonimo assessore ma di parte trentina – mi lasciano perplesso. Questa specie, come si sa, è inserita tra quelle a rischio estinzione e non è possibile che sullo stesso lago ci siano regole diverse”. Rolfi ha chiesto, inviando la lettera per competenza anche all’omonimo assessore di parte veneta, una sorta di “moratoria” per il carpione almeno fino al 2020, che nelle due province confinanti è in vigore dal 2005, per far sì che il pregiato pesce possa trovare il tempo di riprodursi e ripopolare le acque del lago di Garda per intero. “L’esemplare record catturato l’altro giorno da Mauro Fava di Torbole è chiaramente una femmina -dice Riolfi – che stava per deporre le uova. La sua cattura ha impedito ad almeno 10.000 uova di essere deposte, dunque un “danno” ingente per l’intera specie a rischio estinzione”.