Violenza contro le donne, la posizione della Comunità Alto Garda e Ledro

Redazione12/10/20193min
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La Comunità Alto Garda e Ledro come tutte le Comunità del Trentino fa parte della “rete delle associazioni e delle istituzioni che agiscono contro la violenza sulle donne in Provincia di Trento”.
Nello specifico il Servizio attività socio assistenziali della nostra Comunità ha costruito un Protocollo interno per l’accoglienza, la gestione e l’accompagnamento delle donne vittime di violenza.
Lo Sportello si integra con altre iniziative e servizi che sono aperti 24 ore su 24 (Pronto Soccorso, Forze dell’Ordine, Centro Antiviolenza, Casa Rifugio, Casa della Giovane, Casa Punto d’Approdo, Casa Fiordaliso, Fondazione Famiglia Materna, Casa Padre Angelo, oltre al numero unico 112). L’assistente sociale del Servizio Socio assistenziale che viene a conoscenza delle violenze fisiche, psicologiche, economiche e/o sessuali subite e raccontate dalla donna opera nel rispetto della persona cercando di ascoltarla per metterla a suo agio e per favorire l’apertura al racconto della propria esperienza. L’ascolto attento e empatico del racconto aiuta la donna a sentirsi accolta e a sviluppare un rapporto di fiducia. Nello stesso tempo è di fondamentale importanza valutare insieme con la donna la pericolosità della situazione nella quale si trova in modo da concordare con lei un piano di sicurezza.
Gli assistenti sociali della Comunità Alto Garda e Ledro hanno sostenuto in questi ultimi 3 anni non meno di 42 situazioni di violenza di genere che interessano in particolare nella maggior parte dei casi famiglie con minori (35 nuclei familiari), 7 donne senza minori di cui 2 situazioni di donne anziane ultra 80enni.
Per sette di queste situazioni sulla base della valutazione di alto rischio è stato deciso l’inserimento in comunità di accoglienza residenziale sull’urgenza per tutelare sia le donne che i loro figli. Gli inserimenti sull’urgenza avvengono in tempi brevissimi anche entro la giornata presso le strutture disponibili della rete Antiviolenza in alcuni casi in collaborazione con le Forze dell’ordine. Di norma la scelta cade su strutture distanti dalla zona di residenza per evitare che il maltrattante si presenti nei luoghi frequentati dalla donna e dai figli. In alcune situazioni l’allontanamento del maltrattante avvenuto su disposizione dell’autorità giudiziaria ha evitato l’inserimento in struttura e il nucleo è stato sostenuto al domicilio.
(In foto, da sinistra: Andrea Scharf, Costanza Fedrigotti (Responsabile Servizio Attività Socio-Assistenziali), e l’assessora alle politiche sociali della Comunità Patrizia Angeli)

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