“Papà Vittorio faceva la guardia a Mussolini quando, il 12 settembre del 1943, il duce fu liberato dall’albergo sul Gran Sasso. I paracadutisti tedeschi scesero dal cielo con alianti. L’azione blitz venne denominata Quercia”. Gianni Nadal, figlio di Vittorio, oggi si sofferma su questo episodio raccontando le vicende di famiglia. I Nadal per oltre mezzo secolo sono stati tra i protagonisti dell’accoglienza turistica e della ristorazione rivana.
La vicenda di Mussolini: lo stesso Vittorio nel settembre del 1993 l’aveva raccontata al collega giornalista Cornelio Galas. Ne era uscito un dettagliato servizio pubblicato sul giornale “l’Adige”. Vittorio Nadal era friulano, originario di Sacile (Pordenone). Da poliziotto venne a prestare servizio a Riva dove, nel 1947, sposò Elvira Leonardi, la cui famiglia era di Pregasina. I Nadal iniziarono la loro lunga militanza nel settore alberghiero. Dopo la gestione della trattoria “Alla Gallina” in via Fiume tennero, dagli anni Sessanta fino al 2004, l’“Albergo Sport” in viale Canella, angolo via Ardaro, che per decenni ospitò, tra gli altri, molti campioni di ciclismo.
L’episodio del Gran Sasso, avendolo vissuto in prima persona, Vittorio nel settembre del 1993 lo raccontò, come già detto, al collega giornalista Cornelio Galas. Vittorio Nadal nel 1943, guardia di Ps a Roma, prestava servizio presso il Ministero degli Esteri. Il 26 luglio di quell’anno il comandante Mazzola disse che servivano volontari per una missione segreta. Vittorio si fece avanti e venne portato, assieme a dei colleghi, a L’Aquila. A Campo Imperatore avrebbero svolto servizio di guardia a Mussolini, che era agli arresti dopo essere stato sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo. L’albergo “Amedeo di Savoia” venne sgomberato. Il posto era già presidiato da altre forze militari. Mussolini venne portato il 28 agosto con un’autoambulanza. Il duce trascorreva le giornate passeggiando sul breve spazio piano, ascoltava la radio e conversava con l’ispettore Gueli e il tenente Faiola. “Parlai con lui una sola volta – ebbe modo di raccontare nel 1993 Vittorio Nadal – Mussolini mi chiese di dov’ero… Sentito che venivo dal Pasubio, mi disse: “Bel posto, ci sono stato per la pace di Vittorio Veneto”. Il 12 settembre verso le 10 vennero radunati i militari. L’ispettore Gueli disse: “Non fate in alcun modo uso delle armi sia che ad arrivare siano i Tedeschi sia che si tratti di Inglesi o Americani”. Verso le 14, annunciati da un forte rombo di motori, alcuni alianti scesero dal cielo. Uno si schiantò al suolo, gli altri atterrarono. Da uno dei velivoli scese il generale Soleti, comandante dei Carabinieri. Gli stava dietro un ufficiale tedesco che gli puntava un mitra alle spalle. Il generale Soleti urlò di non sparare. I militari di guardia rimasero immobili. I paracadutisti tedeschi, messa fuori uso la radio, fecero uscire Mussolini dall’albergo. Prima di salire su un piccolo aereo “Cicogna” con il maggiore Skorzeny, il duce ringraziò i militari italiani. Mussolini venne trasferito in Germania. Hitler gli ordinò di riformare il partito fascista per riprendere la lotta a fianco della Germania”.
Vittorio Colombo