All’apprendista macellaio del Dassatti, piazza Erbe, dicono: “Metti via le bistecche e vai a lavare la macchina”. Il Gianni Bertozzi va con la Cinquecento del Renzo al Brolio. Non tira il freno a mano. La Cinquecento si avvia contenta. Cercano di fermarla, ma lei, la Cinquecento, si tuffa nel canale della Rocca. Si immerge, salgono a galla bollicine d’olio. Il Gianni dice: “Lavaggio completo” e torna alle sue bistecche. Due barcarói sotto l’Alber de la Maldicenza: “Nó ghè pù religiom – dicono – Tra pòc ne tocherà lavàr le barche al’Agip!”.
L’aneddoto è un manifesto di “Rivanità”. Lo ha raccontato il cerimoniere Giordano Michelotti alla cinquantina di Rivani “Dentro e fuori le mura”, quelli che domenica 13 aprile si sono ritrovati all’hotel Liberty. Il raduno è stato nel segno de l’Anzolim de la Tor, la storica “bandèla” che veglia la città dalla cima della torre Apponale e che, di tanto in tanto, suona la trombetta per chiamare a raccolta i Rivani. Il Floriani ci fece una bella poesia:
Anzolim de la Tór
che té sè stà,
per zentenari d’ ani,
l’onor e la bandera dei rivani
Un bel po’ d’anni fa un gruppo di Rivani doc con Bresciani, Benatti, Alberti, Caceffo, Michelotti e Giovanella pensò bene di far suonare, ancora una volta, la trombetta per svegliare i Rivani dispersi. Verso gli anni Novanta del secolo scorso l’“Anzolim-bandèla l’era tut a tochi”. Se ne stava sdraiato su un fianco e faceva pena. Con un blitz del Manlio Patuzzi venne sostituito con una copia fatta in cantiere comunale (nella foto).
L’Elio Bresciani, poi, organizzò dei raduni di rimembranze con polenta e cunèl magari alla Malga Grassi dal Ciarly o dal Bacóm a San Pero. La colonna sonora di quegli incontri erano le note del sax del maestro Renzo Calliari. E chi meglio di lui? Negli anni Trenta aveva fatto parte della banda dei “Marinaretti” del maestro Bonometti.
Poi ci sono state le rimpatriate degli anni Ottanta con il Nino Molinari e gli oratoriani, presente don Giovanni Parolari, l’amato prete del Dopoguerra. Vennero altri raduni, come quello dei Rivani trapiantati a Milano: Lino Montagna vi era diventato vicesindaco e il centenario Vittorio Colò, già Benacense, vinceva gare di salto in alto.
Ma, vien da chiedersi, quanti sono oggi i Rivani “dentro le mura?”. Pochi davvero. C’è stato un esodo biblico dopo il terremoto di Santa Lucia del 1976: centro disastrato e case puntellate dai pali. La tribù dei “reduci nostalgici” è stata riformata, come ricordato al raduno dal trio Michelotti, “Paleta” Giovanella e Franco Gamba. Una decina di anni fa, nel 2016, c’era stata una prima riunione di questo tipo. Anche allora si erano messi tutti in posa per la foto, davanti alla Chiesa dove si era celebrata la Santa Messa di rito. Impossibile non mettere a confronto le due foto. In quella “vecchia” ci sono Rivani che ci hanno lasciato. Tra questi Pollini, Bresciani Angelini e altri, tutti ugualmente degni di ricordo. Le stagioni scorrono e care persone se ne vanno Altrove.
La Cinquecento del Bertozzi, ripescata, da allora non è mai stata così pulita, l’Alber de la Maldicenza è stato tagliato, i vecchi pescatori vivono solo nei ricordi. Al pranzo celebrativo a qualcuno, più rivano degli altri, è sembrato di sentire nell’aria, avvinazzata al punto giusto, le note del vecchio sax: era il Renzo Calliari, cento anni “suonati” lo scorso Natale, che, dalla Casa di Riposo di Dro, dialogava, nel valzer della nostalgia, con la trombetta dell’Anzolim. Ma era solo un sogno.
Vittorio Colombo