Vinse Alberto Rania. “El Pescadór” allora aveva cinque anni ma, in maschera, si impose vestito da “Romeo”, quello che faceva il cascamorto con Giulietta. I pesci del destino erano allora nel suo futuro lontano. Era il 1967 e Albertino, al Carnevale dei Bambini sul palco dell’Oratorio, ebbe la meglio su Olga Arisi di anni sei, sorella del futuro calciatore Stefano. Poi, nella classifica delle mascherine (grazie alle informazioni da un vecchio articolo ritrovato da Mario Azzolini), figurarono la Damina Giovanna Caldi, l’Orsacchiotto Emanuela Chiarani, l’Odalisca Donatella Ischia e le Spagnole Alberta Miori e Claudia Odorizzi.
Carnevale dei Bambini all’Oratorio di Riva. Anni Sessanta del secolo scorso. Si andava a piedi fino in piazza Cavour a Riva, dove avveniva il raduno. Nel vedere tanta varietà di maschere restavamo a bocca aperta, nella quale entravano i coriandoli. All’Oratorio si andava in fila, poi il raduno nel teatro che scoppiava di coriandoli, trombette, festoni, “sberloni” degli assistenti. Sul palco si svolgevano le scenette, da noi chiamate “scemette”. Una giuria prezzolata dai preti faceva le classifiche. Se c’erano figli di Sindaci o di Assessori vincevano loro, anche se vestiti da rape o da politici. Calava sulla sala una nuvola bianca di castagnaccio ed era battaglia con l’appiccicaticcia polvere acquistata al chiosco dei Martini all’Inviolata.
Con gli anni, visto che la sala Oratorio non bastava, veniva costruito un palco all’aperto, davanti all’ingresso del teatro. Un mare di teste di ragazzi tutt’intorno, nel campo di pallavolo a nord-ovest e in quello di pallacanestro a sud. Sul palco, con al microfono il presentatore Marcello Voltolini di Trento, sfilavano le maschere: s’improvvisavano scherzi e scenette tra il clamore degli scatenati spettatori, alcuni dei quali stavano appollaiati sulle cime dei tabelloni da basket. Nella foto l’edizione 1967, quella vinta dal futuro “Pescadór”, il palco con i bambini della miniorchestra e il presentatore Voltolini che, stupito, presenta “l’Indianina” Emanuela Pedretti con “imballato” in una sorta di marsupio sulle spalle un bimbo, forse il fratellino. Zorro e Damine erano le mascherine più gettonate, ma si sprecavano Fate, Odalische, Cow boys, Olandesine, Pirati, Nani e Ballerine.
Quello del Carnevale è, ed è stato, un rito esistenziale. Ha scandito vite e memorie. Di sicuro anche tu ricordi, anche se molti anni sono passati, le “mascherate” vissute all’Oratorio, da protagonista o “in trasferta”. Eccoti, nel mare di folla, sulle spalle di papà al Gran Carnevale di Arco, con negli occhi la meraviglia per i carri. Poi la sera, dopo la giornata all’Oratorio o al Carnevale di Arco, con ancora addosso il tuo vestito da Zorro, ti cadevano gli occhi nel piatto. Ed è allora che, momento atteso col batticuore, la mamma ti strizzava il naso e ti sussurrava: “Ti conosco mascherina!”.
Vittorio Colombo