Al bar Italia di Riva del Garda era insediato un Tribunale speciale. Si riuniva di norma una volta all’anno, il periodo era quello dell’autunno, quando la stagione turistica era alle spalle. Le bocce a quel punto erano ferme ed era possibile, a ragion veduta e dati alla mano, celebrare l’atteso processo. Che consisteva in questo. La giuria era collettiva perché chi ne faceva parte era nel contempo testimone, imputato e giudice. Il Tribunale aveva il compito di giudicare e stilare, come verdetto, una speciale classifica. Quella del “latin lover rivano dell’anno”.
Nell’aula speciale del bar Italia veniva passato in rassegna l’andamento amatorio della stagione. Il metro di giudizio erano le straniere, diciamo “conquistate”. Le “todesche”, termine che andava bene per le nordiche di qualsiasi Paese. I contendenti al titolo sciorinavano la lista delle loro conquistate. Se riconosciute ammissibili si dovevano produrre dati oggettivi, qualcuno esibiva testimoni, altri portavano biancheria intima. Poi c’erano le foto più o meno esplicite dell’Aldo Speziali, che nei raid al Rosengarten beccava i Rivani in languide pose nelle piste da ballo. Nei casi più castigati.
Ma, al di là delle fandonie ed esagerazioni, il tutto era un gioco. E il rituale una occasione per ridere e alla fine incoronare il principe degli amatori. Simili rituali esistevano allora in diversi posti di lago: a Torbole, per esempio, il Tribunale a fine stagione “agonistica” eleggeva il “bech” dell’anno, inteso come il caprone che, secondo la mitologia e non solo, è dotato di invidiabili qualità amatorie.
Ma le straniere erano belle ed era inevitabile che sbocciassero amori transfrontalieri. Così ci fu chi, tra gli animatori del Tribunale, decise di portare all’altare la straniera che gli aveva rapito il cuore. Belle storie, destinate alla felicità. Il problema era però il carattere dissacratore dei compagni del Tribunale del bar Italia. Il giorno delle nozze quei senza Dio si mettevano, infatti, davanti alla porta della chiesa, cosa agevole vista le poche decine di metri che separano i tavoli del bar dall’ingresso dell’Assunta. E quando gli sposi, il rivano ex giudice pentito e la sua dolce metà che veniva dai Paesi del nord, uscivano a braccetto dalla chiesa erano accolti da applausi e cori. Che per il neo sposo erano, come si può ben immaginare, un supplizio di Tantalo. Così successe che taluni fecero carte false per sposarsi magari in una bella chiesetta di montagna o, se possibile, come segno d’amore, nella chiesa della sposa. In Germania, Olanda o Svezia, lontani migliaia di chilometri dai tavoli scottanti del bar Italia dove, considerato anche il fatto che il numero dei matrimoni internazionali andava facendosi importante, e vuoi vedere che magari domani tocca a me, dopo qualche anno il Tribunale dei “latin lovers” chiuse i battenti. Anche se, non per questo, i più agguerriti continuarono nella loro missione amorosa. Facendo a meno del titolo di “latin lover dell’anno” che, fino a qualche anno prima, era la patente di miglior rubacuori della allegra città di Riva.
Vittorio Colombo